Dopo 20 anni dall’accaduto che gli ha provocato seri danni fisici, Riccardo Saccotelli adesso deve fare i conti con la Difesa.
Durante quel tragico attentato di Nassiriya del 12 novembre 2003, tra i pochi sopravvissuti c’era il maresciallo dei carabinieri Riccardo Saccotelli. Aveva solo 28 anni quando rimase gravemente ferito, riportando danni permanenti all’udito. A 20 anni dalla tragedia, adesso il Ministero della Difesa vuole rendergli la vita impossibile.
La Difesa vuole indietro i soldi
Salvo per miracolo, il maresciallo Riccardo Saccotelli – uno dei 19 sopravvissuti della base Maestrale – ebbe conseguenze disastrose a seguito dell’attentato di Nassiriya. L’uomo, all’epoca 28enne, subì gravi danni all’udito causati dall’onda d’urto.
Dopo la tragedia, il maresciallo ha portato in tribunale il generale Bruno Stano, che in Iraq comandava il contingente italiano. Una decisione che portò a ben 20 anni di cause. Il tribunale di Roma gli ha riconosciuto un diritto al risarcimento, ma adesso il Ministero della Difesa si sta ritorcendo contro di lui, revocandogli la “pensione privilegiata”.
Saccotelli dovrebbe ridare indietro i 24 mila euro che gli furono concessi nel 2013 per le lesioni riportate. Ma non è tutto qui: gli è stata persino ipotecata la casa.
Saccotelli: “Un trattamento persecutorio”
Durante un’intervista a La Stampa, Riccardo Saccotelli definisce l’azione della Difesa come un “trattamento persecutorio”. Adesso il Ministero sostiene che il maresciallo dei Carabinieri non aveva diritto a quei soldi.
“L’equo indennizzo è stato pagato ai famigliari dei commilitoni deceduti, non a noi sopravvissuti. Io ho fatto ricorso e c’è una causa in corso al tribunale di Gorizia. Intanto, tramite l’Agenzia delle Entrate, mi hanno ipotecato la casa senza aspettare che la causa si concluda. Per notificarmi un banale atto amministrativo come questo, l’Arma mi ha inserito nella banca-dati dei ricercati come fossi un delinquente”, racconta amaramente Saccotelli.
Un trattamento ricevuto solo per non essersi “accontentato della verità ufficiale sull’attentato”. Il maresciallo fa riferimento agli allarmi dei servizi segreti che nel 2003 furono sottovalutati: per questo fu spinto a portare in causa il generale Bruno Stano, che comandava il contingente.
Saccotelli: “La mia colpa è di non essere morto”
Riccardo Saccotelli ricevette anche un’onorificenza per Nassiriya, ma in realtà si tratta di un’onorificenza civile e non militare. “La motivazione ufficiale è che ci trovavamo lì in missione di pace e non di guerra”, precisa il maresciallo.
E adesso, cosa gli resta? Solo un assegno “che si sono inventati con circolare interna, chiamato ‘assegno di attività’, pari all’ultimo stipendio ricevuto vent’anni fa”. Saccotelli conclude: “Se avessi la pensione privilegiata incasserei almeno 1000 euro in più e altri benefici. La mia colpa è di non essere morto“.